L’Italia discute di “squa”

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Piero Esposito
Piero Esposito
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Roma La polemica è iniziata il 2 dicembre dello scorso anno: in questa giornata il Ministero dell’Istruzione italiano ha emanato nuove linee guida per la nomina dei professori. In termini di contenuto, questa non è affatto una lettera rivoluzionaria, ma linguisticamente lo è: le linee guida parlano dei requisiti che un “professore” deve soddisfare. Il tedesco nella parola “ProfessorIn” è la e inversa, simile a Pinnen-I: sono indicati entrambi i sessi. In italiano, questa lettera si chiama chwa, e si pronuncia un po’. Questa è la prima volta che la neutralità di genere viene utilizzata in un documento ufficiale. La forma plurale di 3 è 3, che assomiglia al numero 3. Significa “squadra lunga”.

Le parole insolite e neutrali rispetto al genere nella lettera del ministro hanno provocato violenze e spesso reazioni negative. Linguisti, filosofi e pubblicisti hanno subito intonato “Lo swa? Nessuna grazia. Pro lingua nostra ”(“ La schwa? No grazie. Per la nostra lingua”) si usa in italiano. “Ci troviamo di fronte a un altro pericoloso passo falso nella promozione dell’inclusione: per secoli lo sviluppo linguistico e culturale sarà contrastato in nome di autori superficiali e civili”, afferma l’appello, pubblicato su change.org.

La petizione ha 23.000 firme

La petizione è stata ora firmata da 23.000 intellettuali e accademici – e non tutti possono essere politicamente assegnati al campo conservatore. Tra gli oppositori della “Squa” ci sono il filosofo ed ex sindaco di sinistra di Venezia Massimo Casieri e il (deluso) simpatizzante a cinque stelle dell’ex Partito Comunista e il pubblicista Paulo Flores d’Arcais. Antimovimento. Contro l’introduzione del rovescio si è espressa anche Apolitical Academia della Crusca, società italiana affiliata alla redazione di Duden nell’area di lingua tedesca.

Anche in Italia il dibattito sulle forme politicamente corrette e neutre rispetto al genere non è nuovo: è solo cresciuto in ampiezza e intensità con la prima apparizione del documento ufficiale ǝ. Ad esempio, la scrittrice e femminista sarda Michela Murcia ha usato “squaw” prima nel suo ultimo libro (“Morgana – L’uomo ricco sono io, pubblicato settembre 2021”). L’uso del trattino (karo/a amigo/a = caro amico) o dell’asterisco (auto *amic*) è da tempo dibattuto in Italia. Tuttavia, “squa” (carǝ amicǝ) ha recentemente dominato il dibattito.

Pro e contro di “Squaw”

Le argomentazioni dei sostenitori e degli oppositori delle forme neutre rispetto al genere sono simili a quelle del mondo di lingua tedesca. “In una società sessuale come la nostra, ‘squaw’ è un importante ostacolo visivo. I vaccini per il gozzo non lo sono: non eliminano la presenza del virus, né sono una cura definitiva, ma aiutano a sviluppare gli anticorpi”, sottolinea l’autore Murkia I soprannomi personali “Louie” (lui) e “Lee” (lei) sono particolarmente interessati ai sostenitori del genere che esprimono il genere: “lui e lei” può anche essere scritto come “lǝi”.

Gli oppositori della “Squa” sostengono che sarebbe meglio superare l’intolleranza e la discriminazione di genere nella società attraverso una scoperta linguistica, ma purtroppo non è così facile. L’Accademia della Crusca insiste sul fatto che si deve accettare che il genere biologico e l’identità sessuale sono diversi dal genere grammaticale. Inoltre, l’italiano – a differenza del tedesco – non ha genere. Il suo suggerimento: Al posto di ǝ o 3, dovrebbe essere usata la desinenza maschile plurale “i”, come fa automaticamente con gli aggettivi quando si parla di uomini e donne: “Mamma e papà sono usciti” – “Mamma e papà se ne sono andati. Fuori “. Con questa frase nessuno penserebbe che mamma possa significare, anche se la desinenza dell’aggettivo è maschile.

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