Mamma Mia, questa disputa è a milioni!
Il Savoia Vittorio Emanuele (84) e le sorelle Maria Gabriella (81), Maria Pia (87) e Maria Beatrice (78) vogliono citare in giudizio l’Italia.
I figli di Umberto II (1904-1983), l’ultimo re d’Italia, chiedono la restituzione dei gioielli della corona che sono stati conservati al sicuro nelle banche statali per più di 75 anni.
Pezzi di gioielleria (per un totale di 6732 diamanti e collane, orecchini, turbanti e 2000 perle di varie dimensioni; circa 2000 carati) erano un tempo nascosti ai nazisti nel palazzo reale di Guernle a Roma. Oggi ci abita il presidente italiano.
Nel giugno 1946, dopo un referendum sigillato sulla fine della monarchia italiana, l’erario dello Stato fu valutato circa 300 milioni di euro e garantito con undici sigilli, al sicuro in Banca d’Italia.
Ma quei gioielli appartengono al governo italiano o alle segherie? Il loro avvocato dice che la famiglia non è mai stata derubata, ma i gioielli sono stati conservati solo nel 1946 “per chi li possiede”. Se non si raggiunge un accordo, i sabaudi non avranno altra scelta che citare in giudizio il governo italiano.
Vittorio Emanuel e suo figlio Emanuel Filiberto, 49 anni, hanno già provato a farlo – e ora sono in attesa di un accordo definitivo.
Chi è Savoia?
Il Palazzo Savoia fu donato ai re d’Italia tra il 1861 e il 1946.
Il suo ultimo re, Umberto II, subentrò agli affari ufficiali dal padre, Vittorio Emanuele III. (1869-1947), 46 anni, governò la casa per un solo mese: il 18 giugno 1946 Umberto II fu deposto e la monarchia in Italia finì.
Dal 1948 al re deposto, ai suoi discendenti maschi e alle loro mogli è stato vietato di recarsi in Italia.
Dal 2002, dopo che il Parlamento italiano ha modificato la costituzione, alla famiglia è stato permesso di rientrare in Italia.
Il segreto della scatola con 11 sigilli
È uno dei più grandi tesori d’Italia.
Savoy Crown Jewels risiede nel caveau della Banca d’Italia in una custodia in pelle a tre livelli protetta da 11 sigilli: cinque dei quali del Regio Ministero e i restanti sei della Banca d’Italia.
Il caso è stato aperto una volta nel 1976 per valutare il valore. All’epoca era stimato in 2 miliardi di lire italiane (circa 18 milioni di euro oggi).
Il valore commerciale dei gioielli è stimato diverse volte superiore: circa 300 milioni di euro.
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