12 Paesi del Pacifico hanno firmato ieri ad Atlanta (Georgia – Stati Uniti) l’Accordo di libero scambio commerciale, il Trans Pacific Partnership (TPP), che comprenderà il 40% del PIL mondiale, ovvero dell’economia mondiale.
Il TPP non è altro che lo sviluppo del Trans-Pacific Strategic Economic Partnership Agreement (TPSEP) noto anche P4, accordo firmato nel 2006 tra le 4 nazioni: Brunei Cile, Nuova Zelanda e Singapore, a cui si sono aggiunti nel tempo Australia,Canada, Giappone, Malaysia, Messico, Perù, Stati Uniti e Vietnam, fino a diventare l’attuale unione a 12 .
Questo accordo ha lo scopo principale di ridurre fortemente i dazi e le barriere doganali; liberalizzare i mercati agro-alimentari; stabilire regole comuni per la proprietà intellettuale, le telecomunicazioni e le aziende farmaceutiche; migliorare gli standard del mercato del lavoro e della salvaguardia dell’ambiente, liberalizzare internet e infine stabilire un meccanismo per le dispute commerciali.
L’Accordo, il cui testo ancora non è stato reso pubblico, in pratica ricalca le stesse linee guida del Trans-Atlantic Trade and Investment Partnership che gli Stati Uniti vorrebbero fare con l’Unione Europea.
Unica grande esclusa dal TPP è la Cina. Questo, da un punto di vista politico, non è che una mossa del Presidente Barack Obama, forte sostenitore dell’Accordo, di creare un fronte comune per arginare lo strapotere economico cinese.
di Vito Di Ventura